Ci siamo ormai resi conto che le Procure sono diventate il nemico nr. 1 della democrazia giapponese. Già da tempo, però, vari organismi per i diritti umani segnalavano anomalie nel sistema giudiziario giapponese, anche in virtù del fatto che la percentuale degli inquisiti giudicati colpevoli superava il 99%, cosa che significava un controllo totale del potere giudiziario. La cosa ha certamente colto di sorpresa lo stesso popolo giapponese, facendo crollare il mito dell’infallibilità della giustizia nazionale. Soprattutto, veniva considerata un autentico paladino la cosiddetta “Squadra investigativa speciale della Procura generale” (The special investigative squad of the Prosecutor's Office) , particolarmente impegnata nei casi di corruzione politica. Nel momento in cui il Partito Liberale, dopo 50 anni, perdeva il potere a vantaggio del Partito Democratico, però, Ichiro Ozawa, autorevole candidato alla poltrona di Primo Ministro, veniva accusato di irregolarità nell’acquisto di un terreno; un’accusa, peraltro, poi rivelatasi completamente falsa.
E’ allora che comincia a circolare il sospetto, fra i cittadini, dell’uso politico della giustizia, un uso soprattutto finalizzato all’esautorazione di tutti quei politici ritenuti “scomodi”. Con l’occasione, vengono anche alla luce i metodi tutt’altro che ortodossi, al limite della tortura vera e propria, adoperati negli interrogatori di sospetti e testimoni. Sono così riportate minacce ai familiari, sospensione dell’assistenza sanitaria, firme obbligate di false testimonianze e, cosa ancor più inquietante, numerosi casi di “suicidi” di sospetti e testimoni. Naturalmente non viene (e non può) venir meno il diritto dell’inquisito ad essere assistito da un avvocato, ma i penalisti non di rado diventano essi stessi personaggi della farsa, cercando esclusivamente di convincere i denunciati a confessare al fine di ottenere una più sollecita liberazione.
In tutto questo, la stampa nazionale non solo non ha compiuto sforzo alcuno per rispettare l’imparzialità, ma ha sempre finito per fornire la versione dei fatti ufficiale e autorizzata, senza nessuna valutazione critica.
L’attenzione dei cittadini si è concentrata nelle ultime settimane su due punti particolarmente significativi e inquietanti:
1. L’esistenza di un supposto Comitato per le indagini della Procura (Committee for Inquest of Prosecution), che teorícamente esisterebbe per controllare le Procure verificandone la correttezza dell’operato e delle funzioni
2. Il fatto che tale comitato si sarebbe attribuito arbitrariamente il diritto de accusare e arrestare chiunque, anche in assenza di prove sufficienti. Questo “comitato” fu proprio l’organismo che denunciò Ichiro Ozawa, abusando del proprio potere in modo tale da corroborare il sospetto che in effetti si possa accusare e arrestare a discrezione qualunque cittadino, sia egli giornalista, político o governatore. Un potere assoluto, insomma, del quale le Procure approfittano per dominare questo Paese, e tuttavia non tale da aver potuto evitare pesanti accuse.
Significativo, a tale riguardo, è stato lo scandalo dello scorso 21 settembre 2010, quando è stato scoperto che i pubblici ministeri avevano manipolato gli elementi probatori a carico della signora Atsuko Muraki, pur essendo assolutamente al corrente della sua innocenza. In questo caso nemmeno la stampa, da sempre vero e proprio organo pubblicitario delle procure, ha potuto far finta di nulla, al punto che lo stesso Ministro della Giustizia ha dovuto ammettere l’esistenza di un problema interno alle procure e inaugurare un organo istituzionale indipendente delegato alla riforma delle procure stesse (Independent panel to reform prosecutors).
E’ da notare, comunque, come a fronte delle possenti critiche, invece di avviare una riforma interna la Procura abbia semplicemente cercato di minimizzare il problema, addossando la colpe del caso Muraki all’incompetenza di un singolo funzionario e trattando dunque il caso come un episodio del tutto fortuito e isolato.
Per questo motivo, da un po’ di tempo ormai un buon numero di avvocati, artisti, giornalisti e intellettuali e anche semplici cittadini si è riunito su Twitter a formare un gruppo di protesta, denunciando la situazione attuale e chiedendo e scambiando informazioni al fine di evitare ogni sottovalutazione del problema e, nel contempo, premere per una riforma dell’attuale, chiaramente corrotto, sistema giudiziario. Il primo passo è stato quello di denunciare per abuso d’ufficio un funzionario del governo, non tanto sperando di comprovarne la reità, quanto piuttosto per sollecitare una completa revisione dell’intero sistema giudiziario nazionale, dagli uffici provinciali fino alla stessa Corte Suprema. Il paradosso consiste nel fatto che in tal modo la Procura si troverà a indagare su se stessa, ma in tal modo si pensa di far scoppiare la classica grana, portando l’opinione pubblica a discutere sulla stessa ragion d’essere delle Procure e sull’attuale sistema legislativo. In ogni modo, si tratta di un evento epocale, perché rappresenta il primo caso, in tutta la storia del Giappone, di denuncia penale di un organo istituzionale da parte dei cittadini.
La verità è che a dispetto del forte controllo esercitato sulla stampa e l’informazione, migliaia di persone unitesi attraverso Twitter stanno protestando a voce sempre più alta contro la corruzione delle procure e la manipolazione degli organi di stampa. Cosa inusuale in Giappone, la gente sta iniziando a riversarsi nelle strade per urlare la propria indignazione. E’ davvero arrivato il momento di riformare il sistema giudiziario e difendere i diritti umani in questo Paese.
Nobuyo Yagui
Representante
Gruppo di cittadini per difendere lo Stato costituzionale
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Twitter : @shiminnokai21 ó @nobuyoyagi (giapponese, inglese, spagnolo disponibile)
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